ARCO LUCCHETTI E IL CASTELLO DI CORIGLIANO DI OTRANTO
A pochi passi dalla città di Otranto, troviamo il Castello di Corigliano D’Otranto. Nel cuore del centro storico di questo paese della Grecìa Salentina, sorge uno dei più grandi castelli gentilizi del Salento interamente costruito in pietra leccese. La fortezza si estende su di una superficie di 730 metri quadrati con un perimetro quadrangolare con quattro alti torrioni situati ai lati. Il Castello di Corigliano D’Otranto è uno dei pochi Castelli del Salento a conservare fino ai giorni d’oggi, l’originario fossato che ne circonda il perimetro. Da secoli privato della sua acqua, ora è un immenso spazio percorribile, utilizzato dall’amministrazione locale, per eventi e manifestazioni. Il ponte levatoio invece è andato distrutto e al suo posto è stato costruito un passaggio in pietra leccese o pietra di cursi che collega l’imponente portone d’ingresso, alla piccola piazzetta antistante. La facciata del Castello di Corigliano D’Otranto fu inoltre, nel corso dell’epoca barocca, abbellita con ricche decorazioni in pietra leccese, come accadeva alla maggior parte dei monumenti antichi del Salento intorno al 1600.
Attualmente il Castello è sede di numerose iniziative culturali e artistiche, inoltre, tra le sue mura è attivo il Museo Multimediale della Greca Salentina dove vengono custoditi importanti documenti inerenti al passato storico-antropologico dell’intera area di origine Grica del Salento.
A Corigliano d’Otranto, oltre al castello, è possibile ammirare un’altra opera realizzata con la pietra leccese, ed è l’Arco Lucchetti. Antichissimo portale noto come Arco Lucchetti, sito in Vico Freddo, che delimita l'ingresso di un cortile ed è costituito da tre elementi monolitici in pietra leccese: un architrave a sesto ribassato ben conservato e due piedritti corrosi nella metà inferiore. La ricca decorazione del portale occupa interamente la superficie frontale e quella di intradosso dell'arcata. Fu realizzato nel 1497 dal proprietario del caseggiato, mastro Nicola Robi, che ne fu anche l'artefice, così come egli stesso dichiara in una delle iscrizioni che vi sono incise. L'intera decorazione dell'arco si rifà a modelli medievali. L'arco immette all'interno di una corte nella quale si intravedono iscrizioni latine cinquecentesche incise sugli architravi in pietra leccese delle porte.
Uno splendido arco in pietra leccese, all’apparenza tardo medievale, ricco di rilievi suggestivi, e simbologie se vogliamo ancora da interpretare definitivamente. Lo studioso Orlando D’Urso ha proposto un’originale interpretazione di questa opera d’arte, interamente incisa sulla pietra di cursi, della quale contesta anche la datazione e l’attuale posizione nel centro storico della cittadina.
Si tratta di un messaggio espresso in due linguaggi, quello latino e quello orientale, che un uomo (o una donna) misterioso ha voluto tramandare nei secoli futuri, conscio della sua universalità.
Osservando i rilievi, e partendo dalla sinistra, osserviamo un cane, simbolo di fedeltà, con in bocca un anello, che si dirige verso un uomo ed una donna che vogliono unirsi in matrimonio. Per farlo, devono affidarsi ad una buona stella, per costruire una vita assieme. E’ necessario dunque affidarsi a delle buone regole? Quali sono queste buone regole? Nella rappresentazione sarebbero quegli animaletti che vediamo fra i raggi della grande stella.
Solo così si potrà sconfiggere il Male, impersonato dalla lotta di San Michele Arcangelo contro il Drago, qui rappresentato in maniera originale tenuto al guinzaglio da una principessa. Lo stesso messaggio si ripropone sul lato destro dell’arco, stavolta con una simbologia orientale. L’uomo e la donna sono visti attraverso l’immagine di due oche, che bevono nella stessa coppa. Entrambi, uniti, hanno necessità di accedere all’albero della Vita, quello del Bene e del Male, che si vede rappresentato in maniera molto grande sull’estremità destra del portale. Solo seguendo questa vita sulla terra, anche nell’aldilà (e lo si vede in quella processione nella parte bassa dell’arco) gli affetti qui vissuti potranno ricongiungersi. Ed anche l’aldilà è rappresentato figurativamente, sia alla maniera latina che orientale: sulla sinistra infatti è simboleggiato dall’Arcangelo, mentre sulla destra dal granchio.