LA BASILICA DI SANTA CROCE: EMBLEMA DEL BAROCCO LECCESE

Lo stile seicentesco del Barocco, di origine spagnola, si è “salentinizzato” grazie all’incontro con la friabile pietra leccese che, per la sua duttilità e facile lavorazione ha permesso la nascita di vere e proprie scuole di scultori locali, abili nel lavorare questo tipo di roccia per dar vita ad edifici e monumenti, riuscendo a tramutarla, altresì, in fregi, capitelli, pinnacoli e rosoni che decorano molti dei palazzi e delle chiese di Lecce tra questi, ad esempio, il palazzo dei Celestini, il Duomo, le chiese di Santa Chiara e di Santa Croce.

Con riguardo a quest’ultima, situata nel cuore antico di Lecce, essa rappresenta  uno dei massimi esemplari del barocco leccese. La posa della prima pietra della Basilica di Santa Croce, voluta per accogliere l’ordine dei Celestini, avvenne nel 1549, l’ultima nel 1695.

L’impianto generale della basilica fu affidato a Gabriele Riccardi, ma dopo la sua morte giunsero altre collaborazioni che contribuirono ad innalzare il maestoso tempio religioso: quelle di Francesco Antonio Zimbalo, Cesare Penna (autore del rosone) e Giuseppe Zimbalo.

Nella parte superiore della facciata, una serie di cariatidi (sculture utilizzate come colonne rappresentanti figure femminili), sorregge la balaustra decorata con tredici putti abbracciati, simbolo del potere temporale della Chiesa Cattolica, mentre alle estremità si possono ammirare due statue rappresentanti la Fede e la Carità.

Il Timpano, con la Croce al centro, chiude superiormente la facciata. Nel complesso, le decorazioni della facciata di Santa Croce rappresentano simboli quali fiamme, leoni, pellicani e, allo stesso tempo, legano immagini cristiane e pagane, alternate a fiori, animali, angeli e sfere con la croce.

La particolarità della basilica di Santa Croce risiede nel rosone centrale, sul quale si trovano alcuni volti che si nascondono tra fiori, frutti e vegetali. Si tratta delle “faccine di Santa Croce”, tra queste un uomo con un grosso naso, sulla sinistra, è quello maggiormente visibile. Una seconda faccia con barba e baffi è situata in alto a destra, altri volti ancora si possono intravedere guardando con molta attenzione e con la giusta luce. Sembra che gli autori che hanno contribuito alla decorazione, abbiano voluto lasciare i loro volti impressi nella pietra di una delle chiese più importanti del Salento.

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