IL MITO DI ECO
Grazie all’estrema duttilità della pietra leccese è possibile dare vita a particolari complementi d’arredo e ad opere che racchiudono tradizioni e miti. Un esempio è l’opera ribattezzata “Eco” in onore della ninfa dei boschi della mitologia greca.
Il mito racconta di Eco come una ninfa dal carattere dolce e dalla voce soave, che infondeva dolcezza al cuore di chi la ascoltava.
Proprio per questo, Zeus la incaricava di intrattenere sua moglie Era mentre lui si dedicava ai suoi incontri amorosi.
La dea Era, gelosa e vendicativa, si accorse dell’inganno che la ninfa Eco aveva ordito contro di lei e la punì togliendole l’uso della parola e condannandola a ripetere solo l’ultima parola che le veniva rivolta o che udiva.
Un giorno Eco incontrò il bellissimo Narciso e se ne innamorò follemente. Prese a seguirlo passo dopo passo senza riuscir mai a proferire parola.
La sua costante e silenziosa presenza infastidiva Narciso e per farle comprendere che essa non gli era gradita, compiva atti che indicassero la sua noia e impazienza.
La povera Eco ne soffriva terribilmente; piangeva e lacrime di dolore le solcavano le guance. Ma Narciso non si commosse e impietoso le gridò di lasciarlo in pace. Poi furioso si allontanò a grandi passi e scomparve nell’ombra fitta degli alberi.
Eco rimase sola e a lungo si disperò nel bosco, gemendo e ripetendo: «Narcisooo… Narcisooo…».
Quando ebbe esaurite tutte le sue lacrime e finalmente comprese che mai più lo avrebbe rivisto, si nascose in una grotta e lì si consumò dalla passione. Il suo corpo scomparve e di lei restò la voce a cui è concesso solo di ripetere le ultime parole che sente pronunciare.