IL BACINO DELLA PIETRA LECCESE
Nell'area denominata Grecìa Salentina iniste, per gran parte del territorio, il bacino estrattivo della pietra leccese ( o pietra di Cursi), esteso tra i comuni di Crsi, Maglie, Mepignano e Corigliano. Cave a cielo aperto, non eccessivamente profonde, caratterizzate da sbancamenti contenuti ma molto diffusi sul territorio.
Tutta la storia del Salento è fortemente segnata dall'uso della pietra di cursi: dai dolmen e menhir della Terra d'Otranto all'architettura classica ed alle meraviglie del barocco leccese cui l'uso della pietra leccese ha fornito un carattere distintivo ed una ricchezza ornamentale di elevato prestigio. Inizialmente e fino a tutti gli anni '50 la coltivazione di queste cave si fermava ad una profondità di 10 - 15 metri circa, data la scarsità di mezzi di estrazione di cui disponevano gli operatori. Oggi invece, la cava viene sfruttata per intero, utilizzado tutti gli strati utili del materiale, fino a 30 metri giù, dove il materiale si presenta con le sue caratteristiche migliori. La pietra leccese, oltre che in blocchi ed a spessore, viene estratta per la maggior parte, sotto forma di conci parallelepipedi di varie dimensioni in ragione dei diversi usi. La pietra leccese si presenta sotto forma di roccia calcarea, con una composizione mineralogica abbastanza omogenea, costituita da un impasto di fossili, frammenti calcarei e glauconite che ne contraddistinguono grado di compattezza, porosità, resistenza e tonalità cromatiche.
Queste caratteristiche, unitamente ad una omogenea disponibilità di intere bancate costituiscono la principale risorsa nell'uso di questo materiale, estendendo in maniera rilevante la sua applicazione. La pietra leccese viene infatti utilizzata per elementi architettonici in generale, per pavimenti, rivestimenti, manufatti artigianali, oggetti di design ed arredi sia domestici che più propriamente urbani.
http://www.pietraleccese.net/it/la-pietra-leccese
Tutta la storia del Salento è fortemente segnata dall'uso della pietra di cursi: dai dolmen e menhir della Terra d'Otranto all'architettura classica ed alle meraviglie del barocco leccese cui l'uso della pietra leccese ha fornito un carattere distintivo ed una ricchezza ornamentale di elevato prestigio. Inizialmente e fino a tutti gli anni '50 la coltivazione di queste cave si fermava ad una profondità di 10 - 15 metri circa, data la scarsità di mezzi di estrazione di cui disponevano gli operatori. Oggi invece, la cava viene sfruttata per intero, utilizzado tutti gli strati utili del materiale, fino a 30 metri giù, dove il materiale si presenta con le sue caratteristiche migliori. La pietra leccese, oltre che in blocchi ed a spessore, viene estratta per la maggior parte, sotto forma di conci parallelepipedi di varie dimensioni in ragione dei diversi usi. La pietra leccese si presenta sotto forma di roccia calcarea, con una composizione mineralogica abbastanza omogenea, costituita da un impasto di fossili, frammenti calcarei e glauconite che ne contraddistinguono grado di compattezza, porosità, resistenza e tonalità cromatiche.
Queste caratteristiche, unitamente ad una omogenea disponibilità di intere bancate costituiscono la principale risorsa nell'uso di questo materiale, estendendo in maniera rilevante la sua applicazione. La pietra leccese viene infatti utilizzata per elementi architettonici in generale, per pavimenti, rivestimenti, manufatti artigianali, oggetti di design ed arredi sia domestici che più propriamente urbani.
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