IL CASTELLO DI ACAYA
A pochi chilometri da Lecce, nei pressi di Vernole, sorge il villaggio di Acaya, anticamente chiamato Segine, abbracciato da possenti mura in pietra leccese e da un ampio fossato. Considerato uno dei migliori esempi di architettura difensiva rinascimentale di Terra d’Otranto, il Castello d’Acaya veglia il piccolo borgo custodendo secoli di storia.
Il borgo fortificato, modello di città ideale che svela sin dal suo concepimento la volontà di unire alla sicurezza delle architetture l'operosità del suo popolo, Acaya è da qualche tempo al centro di un'importante azione di recupero storico, artistico e culturale da parte del Comune di Vernole e della Provincia di Lecce.
Il castello interamente costruito in pietra leccese, insieme al borgo fortificato, è legato alla figura di Gian Giacomo d’Acaya, architetto militare di Carlo V, che apportò numerose modifiche alla struttura e alla città stessa nella metà del Cinquecento, tanto che la città cambiò nome in suo onore, da Segine ad Acaya.
Il castello, che occupa l’angolo sud-orientale del sistema di fortificazione bastionato del borgo, ha una fase più antica in quanto fu costruito dal padre, Alfonso d’Acaya, nel 1506.
Gian Giacomo riprogettò la struttura e il borgo sulla base delle più aggiornate teorie militari. Il castello, a pianta trapezoidale, era un tempo interamente circondato da un fossato. Ha due torrioni circolari in pietra leccese e un bastione a punta di lancia a sud-est. Si accede alla fortezza da nord attraverso un androne che immetteva nelle scuderie, al di sotto delle quali vi era un tempo un frantoio ipogeo, sempre in pietra leccese, oggi riportato alla luce. Durante i lavori è stato rinvenuto anche un affresco tardo-bizantino, raffigurante motivi religiosi, forse pertinente ad un complesso monastico che ospitava comunità religiose di rito greco. La parte signorile e residenziale si trovava ai piani superiori ed era costituita da sei camere. Di notevole interesse la sala ennagonale in corrispondenza della torre nord-est, decorata da un ricco fregio in pietra leccese di ispirazione classica, in cui si scorgono due volti che pare rappresentino i genitori di Gian Giacomo. In corrispondenza dei nove angoli si notano altrettanti scudi raffiguranti lo stemma degli Acaya. Nella sala quadrata del bastione si trova un dipinto che rappresenta lo stemma dei re spagnoli.
Il convento fu fatto costruire da Gian Giacomo dell’Acaya perché uno dei suoi figli era entrato a far parte dell’ordine francescano (il convento fu soppresso nel 1866 e oggi completamente distrutto).
La chiesa fu riedificata da Gian Giacomo su una medioevale già esistente, fatta costruire da Pietro dell’Acaya nel 1420. Di tale chiesa, ampliata ulteriormente nel 1865, rimangono, come testimonianza solo il Campanile e la Sacrestia.