L’USO DELLA PIETRA LECCESE

La pietra leccese ha nel Salento, una notevole adattabilità nell'edilizia, e le tajàte, le cave, che segnano il paesaggio salentino stanno a testimoniare che da tempi immemorabili essa rappresenta una risorsa economica e culturale. E’ un ulteriore elemento di fatica, assieme alla scarsità dell'acqua per l'agricoltura, in quanto la maggior parte dei terreni coltivati è stata qui sottratta ai cuti, dal latino cotes, ovvero rocce.

La roccia affiorante in tutta la campagna del Salento; i muretti a secco e le antiche pajare salentine, che insieme rappresentano una delle caratteristiche più marcate del paesaggio agricolo salentino, sono stati costruiti così, liberando il terreno dai sassi poco alla volta, e ponendoli nel campo o al suo confine, “petra subbra petra”, pietra sopra pietra, uno dopo l'altro. La duttilità della pietra leccese, un calcare estratto dalle cave disseminate in tutto il territorio salentino, ha consentito e agevolato lo sviluppo di un artigianato artistico della pietra che nel Salento è presente non solo nei grandi monumenti dell'edilizia ecclesiastica e baronale, ma anche in minimi, preziosi ornamenti d'ogni casa.

Gli scalpellini lavoravano esclusivamente la pietra leccese; sceglievano blocchi molto compatti, senza vene e senza fossili, di dimensioni adeguate ai manufatti da produrre, che erano pietre ornamentali per edifici (balconi, stipiti, cariatidi, balaustre, stemmi nobiliari, elementi generici di abbellimento), oggetti di uso comune (pestatoi) e di ornamento (statue, vasi).

I ferri del mestiere erano: “lu scarpieddhu”, ovvero lo scalpellino, naturalmente, di varie misure; martelletti metallici e mazzuole di legno, sega, lima ed accetta, squadra metallica e seghetti per la pietra.

Accadeva talvolta che un pezzo in avanzata fase di realizzazione, a causa di una distrazione o lieve imperizia dello scalpellino o per un urto, si sfregiasse: allora “lu mesciu”, ossia l’operaio, preparava un impasto di polvere di pietra, zucchero e bianco d'uovo, e con questo mastice ricostruiva il frammento asportato o riempiva un piccolo vuoto indesiderato.

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