LA BUONA TENUTA DELLA PIETRA LECCESE
I più comuni trattamenti conservativi messi in atto riguardano:
• la pulitura delle superfici per eliminare prodotti di alterazione e di deposito;
• se la superficie è corrosa o disgregata prima di procedere ad un preconsolidamento per evitare che l’azione della pulitura porti via strati più o meno consistenti di materiale lapideo;
• il consolidamento vero e proprio adotta delle tecniche idonee a migliorare le caratteristiche di coesione ed adesione dei costituenti del materiale, rendendolo peraltro meno aggredibile dall’acqua e dagli altri agenti corrosivi;
• laddove la pietra manca si procede ad operazioni di stuccatura e incollaggio;
• nei punti in cui la carie ha intaccato profondamente i blocchi di pietra si procede alla loro sostituzione.
Questo trattamento di antica tradizione, ha lo scopo di proteggere la superficie della pietra dagli agenti del degrado.
Nei tempi passati venivano usati prodotti a base di sostanze organiche, come il latte o olii vegetali, la cui azione era quella di evitare gli effetti dello “sfarinamento” e di eliminare le imperfezioni, rendendo liscia la superficie. In particolare i nostri antenati erano soliti usare altri prodotti della natura, quali “lu cipuddhazzu” e le “site”.
“Lu cipuddhazzu” infatti, trasformato sulla pietra, emette una sostanza oleosa ritenuta impermeabile, come anche il liquido ottenuto facendo macerare le “bucce” dei frutti del melograno, in acqua abbondante. Oggi, lo sviluppo delle tecniche di protezione ha portato alla quasi totale soluzione del problema dell’assorbimento dell’acqua mediante trattamenti superficiali con idrorepellenti.
Questi, nel mentre impediscono l’imbibizione della pietra, non ostacolano la fuoriuscita dell’umidità interna sicché il materiale conserva la naturale traspirazione. In ogni caso è necessario che l’impiego di qualsiasi protettivo avvenga su materiale lapideo ben pulito, perfettamente asciutto e scrupolosamente spazzolato, onde evitare che la polvere resti inglobata nella sostanza protettiva.