LA CHIESA DI SAN MATTEO, “PANTHEON DEL BAROCCO LECCESE”
Durante il ‘600 la dominazione spagnola fece assumere all’arte una nuova forma per adattarsi ai tempi, allontanandosi dall’antica forma classica. Proprio in merito al barocco salentino i giudizi dei critici sono stati spesso in contrasto tra loro: alcuni si sono espressi con parole di disgusto mentre altri trovarono in quella nuova arte grandi qualità estetiche.
Il barocco leccese si diffuse nella seconda metà del XVII in tutta la provincia grazia anche alla qualità della pietra locale impiegata, la tenera e compatta pietra leccese dai toni caldi e dorati.
Un classico esempio è la chiesa di San Matteo (1667-1700), indicata con l’appellativo di “Pantheon del barocco leccese”, costruita su disegno di Achille Larducci.
Il prospetto della chiesa è caratterizzato da un contrasto di linee; alla superficie convessa dell’ordine inferiore si alterna quella concava dell’ordine superiore. Il Larducci riprende il modello stilistico attuato da Francesco Borromini nella facciata della chiesa romana di San Carlo alle Quattro Fontane.
La chiesa è caratterizzata da una pianta ad ellissi, ad un’unica navata, con cappelle su entrambi i lati, scandita da statue in pietra leccese, di grandi dimensioni, raffiguranti i dodici apostoli e collocate su alti basamenti con capitelli.
Al suo interno si susseguono gli altari, anche essi tipici del barocco leccese. Lungo il lato sinistro della navata si susseguono il primo altare dedicato a Sant’Agata, il secondo a San Francesco d’Assisi, segue quello di Santa Rita da Cascia ed, infine, il quarto e il quinto sono dedicati rispettivamente alla Madonna Immacolata e alla Pietà.
Spicca su tutti l’Altare Maggiore su cui si erge la statua in legno di San Matteo, con un angelo che regge il Vangelo. L’altare è, inoltre, arricchito da piccole statue di santi incastonate tra una colonna e l’altra.
Tutti gli altari in stile barocco e scolpiti in pietra leccese sono opera di artisti della scuola di Giuseppe Cino, uno tra i più celebri architetti e scultori del barocco leccese, nonché divulgatore dello stesso.