PIETRA LECCESE E CARPARO
Lavorando la terra ed estraendo la pietra, in passato, gli abitanti del Salento si resero conto che in natura non c'erano solo pietre di roccia dura ma anche una pietra calcarea, più tenera e quindi più adatta alla lavorazione. Fu così che iniziò l'estrazione del carparo e che nacquero nuovi mestieri.
Il carparo ben si prestava alla costruzione dei trulli e dei cosiddetti "furneddhri", nacquero nuove costruzioni, come ad esempio le "liame", difuse nelle campagne salentine, basate sull'uso di quel materiale.
Da qui l'origine delle "volte leccesi": la volta "a botte" e la volta "a spigolo", meglio conosciuta come "volta a stella". Storicamente , le volte leccesi risalgono al primo barocco, pur presentando degli aspetti tecnico- formali che le collocano tra le volte rinascimentali e quelle del periodo gotico. Tuttora, le volte a stella e le volte a botte, così come quelle a squadro, vengono solitamente realizzate con roccia tufacea: il carparo e la pietra leccese che, grazie alla loro malleabilità, risultano molto apprezzate in campo edilizio ed artistico-ardchitettonico.
In diverse aree della penisola italiana è possibile osservare, a livello geologico e morfologico, la presenza di giacimenti di pietre, sabbie ed argille che devono la loro origine al lungo ed intenso lavoro di accumulazione nel corso di svariati millenni di materiali, che con il tempo si sono solidificati fino a raggiungere la consistenza della pietra. E' questo il caso del tufo, dell'arenaria e di altre pietre identificate con il nome di rocce sedimentarie.
Tipica del Salento è la famosa "pietra leccese" (largamente impiegata nelle coperture voltate), che ha le caratteristiche delle rocce sedimentarie, con la presenza, su una base di carbonato di calcio, di fossili marini, di argille, di quarzi ed altri elementi.
Stessa localizzazione geografica ha il carparo, proveniente da cave diffuse su tutta l'area salentina e in particolare tra Maglie e Melpignano, nell'entroterra. Ma qual è la differenza tra questi due materiali? Principalmente la grandezza dei composti chimici presenti all'interno: la pietra leccese, risulta desiamente più fine come granulosità, mentre il carparo ha un aspetto più grezzo. Motivo per cui è più friabile e soggetto all'usura del tempo e degli agenti atmosferici. Sin dall'antichità, il carparo è stato utilizzato come materiale da costruzione, grazie alla sua duttilità e alla sua capacità di adattarsi sia alla realizzazione di elementi edili come i mattoni, sia di elementi decorativi come balaustre, infissi e coperture. Inoltre ha conosciuto una discreta fortuna nella realizzazione di oggetti artistici, spesso molto elaborati.