PIETRA LECCESE E CARPARO

La pietra leccese ha sempre assunto, sia nel suo aspetto architettonico che scultoreo, un valore strumentale di indiscusso significato artistico che, ben radicato nella cultura salentina è andato oltre lo stretto ambito locale.

Le Chiese e i palazzi leccesi attestano nei secoli quanto abile sia stato il lavoro degli scalpellini nell’esecuzione delle varie opere, grazie alla docilità della pietra leccese che ha consentito una pietrificata fioritura di tantissimi inimitabili fregi, cornici, capitelli, rosoni, intagli, decorazioni, stemmi in funzione urbanistica, ovvero nell’esecuzione di sculture, di rilievi, di graffiti e di tutto fondo.

Lo stesso può dirsi per l’altra pietra locale, il carparo, della famiglia delle arenane la quale ha avuto un vastissimo utilizzo nell’architettura religiosa e civile.

In chiave moderna, ma sempre in linea con la tradizione, l’uso di questi materiali, non secondari a quello cosiddetto "nobile", e così tipicamente legato alla civiltà ed alla tradizione salentina alla cultura barocca, ritorna in auge grazie all’impegno di una nuova generazione di scalpellini­ - scultori. 

Quest’impegno ha consentito una rivitalizzazione talvolta inusitata del centro storico, con la riapertura di vecchie botteghe artigiane nelle quali giovani attivi ed entusiasti sono tornati a manovrare gli antichi scalpellini, dando alla materia forme tradizionali (riagganciandosi alle belle architetture locali) o forme affatto nuove, in linea con i gusti e le attese di una platea differente di consumatori (ad esempio, oggetti da portare nelle proprie case quali souvenir significativi di una città per molti versi memorabile).

Ed anche se l’esercizio é talvolta difficile, tuttavia il ricordo può voler andare agli antichi "cavamonti", che con fatica e sudore, giovandosi dell’ausilio di pochi rudimentali strumenti, estraevano la pietra leccese "informe" che l’artigiano avrebbe plasmato con la sa­pienza della propria manualità.

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