pietra leccese, maestranze ed opere del barocco leccese
Il Barocco, anche se avvertito, non si manifestò subito a Lecce: le opere più antiche sono forse del 1600 (a campi Salentina, Trepuzzi e Nardò) e si sviluppò per tutto il 1700. I monumenti più famosi sono della prima metà del 1700.
La diffusione del barocco a Lecce fu favorita anche dalla facilità di lavorazione della pietra leccese, tenera e compatta, che si lascia facilmente incidere anche dal solo scalpello, che non si sfalda e che per la sua compattezza fa ottenere risultati bellissimi permettendo di eseguire sculture rifinite anche nei minimi particolari.
Molte opere sono però in carparo, pietra assai dura e poco compatta, perciò di difficile lavorazione perché si sfalda, si spezza facilmente e rischia di distruggere un’opera già completa.
Solo poche opere del Barocco leccese recarono la firma, e quindi l’impronta, dei maestri di una certa importanza (Cino da Lecce, Ambrogio Martinelli ed altri); le restanti opere, numerosissime, sono anonime o firmate da sconosciuti capomastri, che erano anche imprenditori. Perciò le opere barocche sono in gran parte frutto di maestranze locali, guidate da un capomastro.
Il Barocco trovò terreno favorevole in Terra d’Otranto, dove fu originale e nuovo rispetto alle forme dello stesso stile in altre regioni d’Italia. Anche nel Salento l’architettura si fuse con la scultura e ciò si avvertì soprattutto nella Basilica di S. Croce, la gemma più splendente del patrimonio artistico di Lecce: in essa sono condensati tutta l’arte, l’ingegno, la finezza, il gusto, l’amore, per il bello, nutrito dei cittadini leccesi.
La Basilica è opera del grande scultore e architetto leccese Gabriele Riccardi, di Giuseppe Zimbalo (Zingarello) e di Cesare Penna.
La facciata è ornatissima, soprattutto nella parte superiore, attribuita a C. Penna dove la balaustra, il rosone, le colonne, il timpano finale abbagliano con il loro splendore decorativo.
La facciata inferiore attribuita a G. Riccardi si leva su una bassa gradinata dalla quale partono sei alte colonne con ricchi capitelli corinzi. I portali di Fra Zimbalo sono contornate da fregi e quella centrale è sovrastata da bellissimi stemmi. Sul cornicione vi è un insieme di figure di uomini curvi, leoni e grifoni.
La parte alta o fastigio è opera di G. Zimbalo nipote di Fra Zimbalo.
L’interno è a croce latina, a tre navate divise da sedici colonne. Nel fondo l’abside è un esempio di bellezza di eleganza che ricorda Brunelleschi. Il capolavoro è, però, la cappella di S. Francesco da Paola di Fra Zimbalo il quale rappresentò in dodici formelle episodi della vita e dei miracoli del santo.
Accanto alla chiesa sorge il Monastero dei Celestini che fu progettato da G. Riccardi e, si sviluppa in senso orizzontale con una serie di eleganti finestre e, oggi è sede della prefettura e della provincia.
Un altro gruppo importante di edifici barocchi è in Piazza Duomo. A destra sorge su un piano il palazzo che sino a poco tempo fa è stato sede del seminario, opera di G. Cino con belle finestre laterali ed una elegante trifora centrale; all’interno, nel cortile, vi è scolpito un bellissimo pozzo a forma di canestro con manico. C’è poi loggiato della curia arcivescovile e verso sinistra il Duomo, iniziato nel 1114 dal vescovo Formoso e rifatto nel 1600 da G. Zimbalo per incarico del vescovo Pappacoda. Il campanile con i suoi cinque piani che si vanno assottigliando verso l’alto domina il panorama della città dall'alto dei suoi settanta metri.
Ricordiamo ancora: la Chiesa dei Gesuiti (Buon consiglio) e la Chiesa dei Teatini, che presentano un barocco più moderato; S. Maria delle Grazie, Piazza S. Oronzo; la Chiesa del Carmine, della facciata slanciata e decorata a nicchie; la chiesa del Rosario, non lontana dal Duomo; un po' diversa la Chiesa di S. Matteo a due piani: convesso quello inferiore, concavo quello superiore, che all'interno ospita alcune importanti statue del più significativo architetto del barocco salentino, Placido Boffelli, il quale in giovane età lavorò a Cursi.
https://youtu.be/HNRgB6u9lXA
La diffusione del barocco a Lecce fu favorita anche dalla facilità di lavorazione della pietra leccese, tenera e compatta, che si lascia facilmente incidere anche dal solo scalpello, che non si sfalda e che per la sua compattezza fa ottenere risultati bellissimi permettendo di eseguire sculture rifinite anche nei minimi particolari.
Molte opere sono però in carparo, pietra assai dura e poco compatta, perciò di difficile lavorazione perché si sfalda, si spezza facilmente e rischia di distruggere un’opera già completa.
Solo poche opere del Barocco leccese recarono la firma, e quindi l’impronta, dei maestri di una certa importanza (Cino da Lecce, Ambrogio Martinelli ed altri); le restanti opere, numerosissime, sono anonime o firmate da sconosciuti capomastri, che erano anche imprenditori. Perciò le opere barocche sono in gran parte frutto di maestranze locali, guidate da un capomastro.
Il Barocco trovò terreno favorevole in Terra d’Otranto, dove fu originale e nuovo rispetto alle forme dello stesso stile in altre regioni d’Italia. Anche nel Salento l’architettura si fuse con la scultura e ciò si avvertì soprattutto nella Basilica di S. Croce, la gemma più splendente del patrimonio artistico di Lecce: in essa sono condensati tutta l’arte, l’ingegno, la finezza, il gusto, l’amore, per il bello, nutrito dei cittadini leccesi.
La Basilica è opera del grande scultore e architetto leccese Gabriele Riccardi, di Giuseppe Zimbalo (Zingarello) e di Cesare Penna.
La facciata è ornatissima, soprattutto nella parte superiore, attribuita a C. Penna dove la balaustra, il rosone, le colonne, il timpano finale abbagliano con il loro splendore decorativo.
La facciata inferiore attribuita a G. Riccardi si leva su una bassa gradinata dalla quale partono sei alte colonne con ricchi capitelli corinzi. I portali di Fra Zimbalo sono contornate da fregi e quella centrale è sovrastata da bellissimi stemmi. Sul cornicione vi è un insieme di figure di uomini curvi, leoni e grifoni.
La parte alta o fastigio è opera di G. Zimbalo nipote di Fra Zimbalo.
L’interno è a croce latina, a tre navate divise da sedici colonne. Nel fondo l’abside è un esempio di bellezza di eleganza che ricorda Brunelleschi. Il capolavoro è, però, la cappella di S. Francesco da Paola di Fra Zimbalo il quale rappresentò in dodici formelle episodi della vita e dei miracoli del santo.
Accanto alla chiesa sorge il Monastero dei Celestini che fu progettato da G. Riccardi e, si sviluppa in senso orizzontale con una serie di eleganti finestre e, oggi è sede della prefettura e della provincia.
Un altro gruppo importante di edifici barocchi è in Piazza Duomo. A destra sorge su un piano il palazzo che sino a poco tempo fa è stato sede del seminario, opera di G. Cino con belle finestre laterali ed una elegante trifora centrale; all’interno, nel cortile, vi è scolpito un bellissimo pozzo a forma di canestro con manico. C’è poi loggiato della curia arcivescovile e verso sinistra il Duomo, iniziato nel 1114 dal vescovo Formoso e rifatto nel 1600 da G. Zimbalo per incarico del vescovo Pappacoda. Il campanile con i suoi cinque piani che si vanno assottigliando verso l’alto domina il panorama della città dall'alto dei suoi settanta metri.
Ricordiamo ancora: la Chiesa dei Gesuiti (Buon consiglio) e la Chiesa dei Teatini, che presentano un barocco più moderato; S. Maria delle Grazie, Piazza S. Oronzo; la Chiesa del Carmine, della facciata slanciata e decorata a nicchie; la chiesa del Rosario, non lontana dal Duomo; un po' diversa la Chiesa di S. Matteo a due piani: convesso quello inferiore, concavo quello superiore, che all'interno ospita alcune importanti statue del più significativo architetto del barocco salentino, Placido Boffelli, il quale in giovane età lavorò a Cursi.
https://youtu.be/HNRgB6u9lXA